Manutech mi ha sempre affascinato per la grandezza del suo concetto: rendere terapeutiche le mani del terapista. Quindi fare in modo che al lavoro meccanico delle mani venisse abbinato l’effetto terapeutico di una strumentazione elettromedicale. Ma quante volte le mani non bastano? Quante volte al terapista occorrono strumenti più adeguati al tipo di trattamento che si vuole fare? Basti pensare alla fibrolisi diacutanea, alla cupping therapy, al Dry needling..
Quindi è stato introdotto un nuovo strumento da abbinare a Manutech. Che all’apparenza non sembra avere nulla di nuovo dal punto di vista dell’innovazione scientifica. Ma nella realtà, sopratutto per chi conosce Manutech, è immediato il collegamento mentale a quelle che sono le sue potenzialità: perché anch’esso è conduttore di microcorrenti.
Non è altro che un manipolo, con punte intercambiabili a seconda dell’ampiezza della zona da trattare, del lavoro che si voglia fare, e di quanto voglia essere concentrato il punto di uscita delle microcorrenti dal manipolo stesso. Si abbina al classico guanto Manutech, attraverso la quale si chiude il circuito prendendo contatto con il corpo del paziente.
Quindi c’è la punta da meno di un millimetro di diametro, con la quale si possono trattare i trigger point utilizzando il programma decontratturante o microangiogenesi, oppure le tendenti inserzionali, magari usando un biostimolate. Oppure la punta a sfera e la punta semplice, con la quale si possono fare lavori di scollamento o tipo fibrolisi diacutanea, magari abbinando un programma decontratturante, biostimolante o di microangiogenesi. E poi la punta piatta, del diametro di circa 1 cm, con la quale si può lavorare su zone algosensibili in maniera localizzata (ad esempio nel distretto dei legamenti peroneo-astragalici in seguito a distorsione), abbinando un programma drenante, di microangiogenesi o biostimolante.
Ma il pezzo che fa crescere il valore del manipolo (e il prezzo) è il rullo a millepunte in metallo elettroconduttivo. Indispensabile quando si vuole creare una stimolazione cutanea superficiale ed aumento del microcircolo, anche solo meccanicamente. E l’effetto si nota immediatamente, con l’aumento della perfusione capillare dove viene fatto scorrere il rullo. Mentre per il paziente la sensazione è di un’infinità di aghi che lo pizzicano superficialmente. E’ simile, per chi l’ha provata, alla sensazione di quando ci si sdraia sul tappetino svedese. E questo effetto è dato dalle microcorrenti che lo attraversano e che vengono trasmesse dalle punte presenti sul rullo.
Ma quando mi trovo di fronte ad un elettromedicale nuovo, o ad una tecnica nuova, sono sempre diffidente all’inizio. Mi piace paragonarmi a S. Tommaso: finché non vedo, non credo.
E così ho deciso di provarne su di me gli effetti. Ciò che mi ha spinto a volerlo a tutti i costi tra le “armi” a mia disposizione per il trattamento e cura del paziente è stato l’effetto immediato di annullamento di un trigger point del muscolo sottospinato che avevo deciso di farmi trattare. Addirittura avevo fatto marchiare a pennarello, il punto per non incappare in un risultato falsato. E sono bastati 5 secondi trattamento con la punta da 1 mm, programma decontratturante, per annullarne completamente gli effetti di dolore locale e irradiato, scatenatili dalla digito-pressione. Ma la cosa ancor più sorprendente è stata l’assoluta assenza dell’effetto pesantezza che di solito si avverte con il trattamento dei trigger point per mezzo del Dry Needling. Per quanto sia ancora oggi il trattamento che preferisco in termini di risolutezza, efficacia e permanenza nel tempo dei risultati.
Però così Manutech ha rimesso la palla al centro del campo.
Quindi non resta che continuare a riempire il cassetto delle metodologie di trattamento e delle esperienze terapeutiche.